venerdì 10 novembre 2017 – giovedì 07 dicembre 2017
dalle ore 8.00 alle 24.00 – Lunedì – Sabato
ingresso libero
Libera Università di Bolzano – Piazza Università 1, Bolzano
Da venerdì 10 novembre sarà visitabile presso la sede della Libera Università di Bolzano in Piazza Università 1 a Bolzano, la mostra documentaria Schedati, perseguitati, sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo arricchita dalla sezione Malati, manicomi e psichiatri in Italia: dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale.
A partire dal 1934, 400.000 cittadini tedeschi di entrambi i sessi, affetti da patologie mentali considerate ereditarie e incurabili, furono sterilizzati contro la loro volontà. Tra il 1939 e il 1945, più di 200.000 persone ricoverate in ospedali psichiatrici tedeschi furono assassinate perché ritenute un inutile peso per la popolazione tedesca. Solo a partire dagli anni ’80 ebbe inizio l’elaborazione di quanto accaduto: nel 2010 la società tedesca di psichiatria, sotto la presidenza di Frank Schneider, riconobbe ufficialmente la responsabilità della psichiatria tedesca per i crimini commessi.
Attraverso 50 pannelli contenenti biografie e immagini storiche, l’esposizione vuole raccontare l’assoluta disumanità perpetrata nei confronti dei malati psichici e dei disabili durante il nazionalsocialismo e la conseguente omertà sull’accaduto nella Germania postbellica. Fotografie, disegni, documenti ufficiali e inediti esposti in Italia, evidenziano il complesso meccanismo organizzativo che consentì i crimini: allo sguardo impassibile e scientifico dei responsabili e dei loro complici, si contrappone quello umanissimo delle vittime. Molte le tematiche approfondite, come le politiche di igiene razziale e l’eugenetica, gli omicidi e il conseguente impatto sull’opinione pubblica.
Malati, manicomi e psichiatri in Italia: dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale, è la sezione aggiuntiva pensata appositamente per l’Italia. Curata dal Comitato Storico Scientifico della SIP, riassume e analizza le responsabilità della psichiatria italiana durante l’epoca fascista, che fu sempre contraria all’uccisione dei malati ma, sotto la Presidenza di Arturo Donaggio, fu l’unica società scientifica a legittimare le leggi razziali del 1938. Negli ultimi anni del conflitto furono circa 30.000 le persone ricoverate negli ospedali psichiatrici italiani che persero la vita a causa dell’inedia e dell’abbandono, con un tasso di mortalità che superava del 60% quello del resto della popolazione generale dell’epoca. Molti gli aspetti analizzati: dalla situazione dei manicomi italiani dopo la prima guerra mondiale, all’adesione della psichiatria ufficiale all’ideologia fascista, fino alle deportazioni di pazienti dagli ospedali psichiatrici del Nord Italia verso la Germania.
Come affermano i curatori della mostra, in una dichiarazione unanime “Mai più dovrà accadere una così grave offesa all’essere umano e una così drammatica violazione di ogni etica scientifica da parte di chi si deve prendere cura delle persone. Riteniamo che far conoscere le atrocità commesse sia importante anche per capire il mondo di oggi con tutti i suoi drammi, conflitti, tragedie e intolleranze nei confronti dell’altro”.
La mostra, curata da Petra Lutz e Frank Schneider con una commissione di storici appositamente incaricata, è stata realizzata dalla Società Tedesca di Psichiatria (DGPPN) in collaborazione con la Fondazione Memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa e la Fondazione Topografia del Terrore Berlino. La mostra, presentata per la prima volta nel 2014 al Parlamento tedesco di Berlino sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Federale di Germania, è stata ospitata a Londra, Vienna, Osaka, Città del Capo e Toronto. E’ stata portata in Italia dapprima Roma, ed ora verrà presentata a Bolzano, verrà realizzata con il patrocinio del Presidente della Giunta Provinciale, l’Università di Bolzano, la SIP Regionale, l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige- Comprensorio sanitario di Bolzano,La Cassa di Risparmio di Bolzano, EURAC, cogestita dall’Università di Bolzano ed il Servizio Psichiatrico di Bolzano.